Il mood è cambiato

La vita continua. Ovviamente. Tuttavia, l’attentato a Westminster Bridge, Manchester, poi London Bridge e ancora Finsbury Park come risvolto della stessa medaglia, hanno lasciato il segno sugli abitanti della città.

Londra non è più la stessa. I turisti continuano a riempire strade e negozi del centro, ma la folla non è densa come prima, chi può la evita, le strade e le metro in certe ore sono sorprendentemente vuote. Il mood è cambiato e si avverte.

L’altro giorno è stato come partecipare ad un flash-mob: dentro ad un bus fermo per un paio di minuti davanti alla Royal Court of Justice, la fermata del bus e il marciapiede pieni di persone affaccendate all’ora della pausa pranzo, passo veloce e  sacchettino di carta con il pasto da consumare possibilmente seduti alla scrivania. Improvvisamente urla e toni minacciosi provenienti da un punto alle spalle: si congelano i sorrisi, si bloccano i passi a mezz’aria, i rumori in sottofondo si affievoliscono, il tempo si sospende e tutti, al rallentatore si girano verso la sorgente del baccano. Due poliziotti si mettono a correre in quella direzione. Sguardi preoccupati, guardinghi, indecisi;  le persone in attesa di capire cosa fare. Immobili.

Poi, le urla cessano, i rumori aumentano d’intensità, il tempo ricomincia a scorrere e, con un’alzata di spalla la routine riprende. Ma qualcosa definitivamente si è spezzato: l’incantesimo che teneva Londra sotto la sua protezione, rendendola sicura  più qualsiasi altra città occidentale. Qualcuno ha già fatto un biglietto di sola andata per tornare ai lidi natii, qualcun altro ha cancellato le vacanze e i londinesi, quelli che restano, stanno imparando a vivere nell’incertezza.

No, non parlo del disastro della Grenfell Tower, turba troppo i miei sogni per poterne parlare. Di sicuro, questa tragedia contribuisce all’atmosfera mesta, ma è tutta un’altra storia. Una storia per la quale i londinesi non hanno paura, ma solo rabbia. Tanta rabbia.

©LucaViola